http://magazine.excite.it/news/9485/MOA2007BGL192Lb-il-pianeta-come-la-Terra
La scoperta era di quelle destinate a fare notizia e, infatti, su tutti i principali giornali del mondo quella mattina i titoli più grossi erano destinati a lui.
Il pianeta noto come MOA-2007-BGL-192Lb, rintracciato da due scienziati dell’Università di Manchester e di Notre Dame scandagliando dall’alto del Mount John Observatoty in Nuova Zelanda l’immensità celeste, era talmente simile alla Terra per dimensioni e natura, da lasciare spazio alla possibilità di potervi trovare vita altra rispetto a quella terrestre.
A rinforzare le speranze di individuarvi una qualche forma vivente, era la presenza, nelle sue vicinanze, di una piccola stella, troppo debole per annientare un qualche possibile essere con fasci di radiazioni come quelli provenienti dalle più grandi e potenti pulsar, ma dotata di una quantità di energia sufficiente se aggiunta ad altre forme di calore, quale poteva essere quella proveniente dal nucleo del pianeta stesso.
Intanto, su MOA-2007-BGL-192Lb cresceva l’eccitazione. Due noti scienziati avevano appena individuato nell’immensità della calotta celeste un pianeta talmente simile al loro, per dimensione e natura, da lasciare spazio alla possibilità di potervi trovare vita altra rispetto a quella Moaiana.
A rinforzare le speranze di scoprirvi una qualche forma vivente, era la presenza, nelle sue vicinanze, di una stella grande a sufficienza e posizionata ad una distanza adeguata per rifornire il pianeta di energia sufficiente a consentirvi lo sviluppo di una qualche forma vivente.
Si trattava ora di affinare strumenti e mezzi d’indagine per arrivare a saperne qualcosa di più.
“Troppo complicato e costoso – disse Nicholas al collega David – meglio concentrarsi su qualcosa di più realistico”.
“E poi chi ci dice che ci sia davvero vita lassù? – chiese MOAx a MOAy con fare dubbioso – Te l’immagini? Altri esseri intelligenti?”.
“Naaaa! – rispose di rimando MOAy ancor meno convinto –. Che immaginazione!”.
La scoperta era di quelle destinate a fare notizia e, infatti, su tutti i principali giornali del mondo quella mattina i titoli più grossi erano destinati a lui.
Il pianeta noto come MOA-2007-BGL-192Lb, rintracciato da due scienziati dell’Università di Manchester e di Notre Dame scandagliando dall’alto del Mount John Observatoty in Nuova Zelanda l’immensità celeste, era talmente simile alla Terra per dimensioni e natura, da lasciare spazio alla possibilità di potervi trovare vita altra rispetto a quella terrestre.
A rinforzare le speranze di individuarvi una qualche forma vivente, era la presenza, nelle sue vicinanze, di una piccola stella, troppo debole per annientare un qualche possibile essere con fasci di radiazioni come quelli provenienti dalle più grandi e potenti pulsar, ma dotata di una quantità di energia sufficiente se aggiunta ad altre forme di calore, quale poteva essere quella proveniente dal nucleo del pianeta stesso.
Intanto, su MOA-2007-BGL-192Lb cresceva l’eccitazione. Due noti scienziati avevano appena individuato nell’immensità della calotta celeste un pianeta talmente simile al loro, per dimensione e natura, da lasciare spazio alla possibilità di potervi trovare vita altra rispetto a quella Moaiana.
A rinforzare le speranze di scoprirvi una qualche forma vivente, era la presenza, nelle sue vicinanze, di una stella grande a sufficienza e posizionata ad una distanza adeguata per rifornire il pianeta di energia sufficiente a consentirvi lo sviluppo di una qualche forma vivente.
Si trattava ora di affinare strumenti e mezzi d’indagine per arrivare a saperne qualcosa di più.
“Troppo complicato e costoso – disse Nicholas al collega David – meglio concentrarsi su qualcosa di più realistico”.
“E poi chi ci dice che ci sia davvero vita lassù? – chiese MOAx a MOAy con fare dubbioso – Te l’immagini? Altri esseri intelligenti?”.
“Naaaa! – rispose di rimando MOAy ancor meno convinto –. Che immaginazione!”.