venerdì 13 giugno 2008

Cinders, la maialina con gli stivali





Cinders era la quarta di sette tra fratelli e sorelle nati nell’allevamento di suini di Debbie ed Andrew Keeble di Thirsk, nel North Yorkshire. Fin da piccolissima aveva dimostrato di non amare per nulla l’abitudine, tipica della sua specie, di rotolarsi allegramente nel fango e anzi, preferiva starsene tutto il giorno accanto alla mamma, sdegnosa dei richiami dei fratelli e delle sorelle che la sollecitavano ad andare a giocare con loro.

Non è che fosse schizzinosa, è che proprio le dava fastidio quella sgradevole sensazione che dà il fango quando ti si insinua tra le dita, non parliamo, poi, dell’orrore di avere tutto il corpo inzaccherato e maleodorante.

Insomma, Cinders era una maialina davvero atipica, al punto che inizialmente i suoi “genitori” adottivi si erano molto preoccupati vedendo che, al contrario dei suoi simili che dopo poche settimane di vita già si avventuravano in spericolate esplorazioni, se ne rimaneva sempre in un cantuccio.

Temendo fosse affetta da un qualche morbo la fecero anche visitare dal veterinario del paese ma gli esami non evidenziarono nulla di preoccupante. Cinders in realtà stava benissimo, solo continuava a restarsene tutta da sola in disparte nel timore di sporcarsi le zampine.

Fu così che un giorno, nel tentativo di trovare una soluzione che mettesse fine una volta per tutte a quel forzoso isolamento, i due “genitori” adottivi di Cinders le infilarono alle zampe due paia di stivaletti in gomma.

Dopo un primo momento di sconcerto la maialina cominciò a muovere i primi passi e, vedendo che in questo modo non si sporcava, dimostrò di apprezzare quell’iniziativa e se ne andò in giro zampettando allegra per il cortile.

Adesso sì che avrebbe potuto gironzolare per la fattoria senza problemi di igiene e così fece.

Con quegli stivaletti ai piedi Cinders si sentiva davvero forte e invincibile. Le sembrava che nulla le sarebbe stato impossibile. Così, spavalda nelle sue scarpette di gomma, si avventurò nel bosco senza paura e senza curarsi di avvisare i genitori che si stava allontanando.

Cammina cammina, però, finì con il perdere l’orientamento e di colpo scese la sera senza che la piccola Cinders riuscisse a capire dove fosse il sentiero del ritorno a casa. Un po’ spaventata, ma ancora fiduciosa nella forza che le davano i suoi stivaletti, continuò ad inoltrarsi sempre più nel folto del bosco, fino a quando non sentì il terreno mancarle sotto i piedi e si ritrovò sul fondo di una profonda buca. Provò disperatamente ad arrampicarsi per uscire da quella situazione ma gli stivaletti di gomma la facevano scivolare riportandola verso il basso.

Adesso sì che iniziava ad avere paura e anche la fiducia nei suoi stivaletti cominciava a venirle meno. Dopo qualche altro inutile tentativo, capì che non solo le sua calzature nuove non le erano assolutamente di aiuto, ma addirittura a causa loro non sarebbe mai riuscita a salvarsi. Con grande disgusto decise allora di liberarsene.

Tolti gli stivali, riuscì a fare presa con le unghie sulla parete terrosa della buca in cui era precipitata e a salire in superficie. Intanto si era fatto giorno e Cinders ritrovò facilmente la strada di casa dove arrivò tutta sporca di fango e con le zampette, ormai nude, tutte inzaccherate.
Ma ormai Cinders aveva superato la sua fobìa per lo sporco avendo visto che, in fondo, non era così terribile se anche si ricopriva di terra e che era molto meglio fare affidamento su quello che la natura le aveva donato piuttosto che su degli stivaletti di gomma.

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